Il 24 maggio 2024 è stato il decimo anniversario della morte di Andy. Ma è stato anche qualcosa di diverso, qualcosa di più.
Il silenzio assordante dei media è stato il solito, anzi, pure peggio. Non si è vista la RAI, pochi della carta stampata. I pezzi grossi non si prendono la briga di invischiarsi in una storia così imbarazzante da raccontare.
Quelli che ci sono, però, sono sempre di più. E sono sempre più consapevoli di quale storia stiamo raccontando. Gli interventi di Andrea Zanoncelli, William Roguelon, Alessandra Ballerini sono squarci di verità in un oceano di scemenze.
Perché questo ci hanno lasciato le sentenze: la verità. La verità va molto oltre il non avere avuto giustizia. Da piccoli ci insegnavano che le bugie hanno le gambe corte. La verità, allo stesso modo, ha le gambe lunghissime.
In questa giornata per la prima volta abbiamo avuto la sensazione netta che prima o dopo i nodi dovranno venire al pettine. Andy e Andrej sono stati uccisi da una intera brigata di un esercito regolare su ordine del suo comandante. È una cosa troppo grossa per essere ignorata. A lungo. Potranno evitare il discorso, lanciare la palla in tribuna. Per un po’. Ma arriverà il giorno in cui questo nodo dovrà essere affrontato. E noi saremo lì.
Da questa cosa passa non solo il nostro essere democratici, ma il nostro essere umani. Pensate a Gaza, e ai giornalisti che muoiono lì. Abbiamo l’occasione storica per decretare che nemmeno in guerra si spara sui giornalisti. E non la perderemo.