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Quell’aula era davvero troppo piccola..

24 Maggio 2019, 5 anni fa perdeva la vita Andy.
Questa notizia raggiungeva ognuno di noi, nelle nostre case, sui telefoni e le televisioni come una pietra nello stomaco. Pianti, silenzio, rabbia, una voglia matta di gridare il dolore e l’ingiustizia. Voglia di fare, perchè non si può stare fermi, e allora cosa facciamo?
“una fiaccolata? no, non è da lui”. “Una manifestazione?”
“io voglio capire cosa sta succedendo in Ucraina”
“guarda l’internazionale, ci sono le sue foto!” ancora pianti e poi il silenzio.
C’è quel progetto delle fiabe senegalesi, tanto materiale già raccolto e tradotto da riprendere in mano per portare a compimento quel percorso iniziato con lui e poi interrotto. Nessuno sa bene cose ne uscirà ma è certo che sono in tanti gli amici che vogliono esserci e dare una mano.
Inizia il processo, si tiene a Pavia, in un’aula piccolissima del tribunale di Pavia. Quella prima data, il 14 Settembre 2018, quel posto sembrava immenso. Eravamo troppo pochi.
La sera l’ANSA riprende delle fakenews circolate in giornata sull’accaduto fuori e dentro quell’aula.
Di nuovo rabbia. Quella pietra è ancora li ma questa volta sappiamo benissimo cosa dobbiamo fare per levarla. Dobbiamo esserci, e dobbiamo essere in tanti. Tanti almeno quanti sono gli amici di Andy, le persone a cui manca, quelle che seguono il suo lavoro con stima, quelli che in questi anni hanno conosciuto le storie raccontate nelle sue foto, quelli che credono che la partecipazione è il senso civico e che è un dovere dare il proprio contributo se il mondo in cui viviamo è un luogo di cui spesso lamentarsi.
Che poi era quello che faceva Andy; esserci, in prima persona.
Sono passati 5 anni da quella data e 8 mesi dall’inizio del processo. Eravamo in 300 a camminare verso quell’aula. Una piccola colazione insieme, un saluto al cimitero, un passaggio vicino alla tua sede scout ed eccoci lì in coda per entrare in quell’aula troppo piccola, dove non ci saremmo mai stati.
Eravamo tutti li per te. Circondati dai colori dei Jersey dipinti in tua memoria dai ragazzi del Volta, ragazzi che sei riusciuto a coinvolgere ed affascinare con la forza dei tuoi lavori. Accompagnati dai papaveri rossi che hanno tinto i campi attorno a casa tua. Pervasi dall’entusiasmo di chi ha creduto che quel giorno, in quell’aula, avremmo dovuto esserci tutti a domandare a gran voce Verità in tuo nome.

Le prossime udienze:

14 e 21 giugno, 5 e 12 luglio (quest’ultima sarà la sessione in cui verrà pronunciato il verdetto della corte e avrà luogo nella sala dell’Annunciata di piazza Petrarca, PV)

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24 Maggio 2019: quattordicesima udienza del processo

La corte ha ritenuto l’istruttoria compiutamente eseguita e ha respinto la richiesta della difesa di eseguire un sopralluogo a Slaviansk. Ha quindi dato inizio alle requisitorie (dichiarazioni conclusive di pm, parti civili e difesa).
il procuratore Andrea Zanoncelli ha tracciato un lucido e coerente quadro complessivo degli avvenimenti studiati, delle prove esaminate e dell’andamento delle indagini. Non si è volutamente avvalso di elementi che potrebbero screditare l’imputato senza giovare particolarmente al dibattimento quali le foto delle torture inflitte dalla GNU ai prigionieri, i saluti neo-nazisti etc.
La requisitoria ha ripercorso le fasi delle indagini riconfermando la dinamica degli eventi (attacco intenzionale da parte ucraina a giornalisti inermi), luogo dei fatti e balistica (i colpi di mortaio venivano dalla collina di Karachun dalla quale sparava l’esercito regolare ucraino); conformazione della GNU, ruoli e gerarchia; ruolo e postazione dell’imputato Markiv (informatore dotato di radio, teneva sotto osservazione l’area in cui venne ucciso Andy e riferiva le coordinate di tiro ai manovratori del mortaio); altre prove (attività intercettiva, testimonianze dei suoi superiori, dichiarazione di Markiv stesso).
Il pubblico ministero ha pertanto richiesto che venga comminata la pena minima di 24 anni di reclusione, ridotta a 16 per buona condotta/giovane età ed aumentata a 17 per il danno inflitto al fotografo francese William Roguelon.

La corte ha aggiornato il calendario delle udienze:

14 e 21 giugno, 5 e 12 luglio (quest’ultima sarà la sessione in cui verrà pronunciato il verdetto della corte e avrà luogo nella sala dell’Annunciata di piazza Petrarca, PV)

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17 Maggio 2019: tredicesima udienza del processo

Nell’udienza del 17 maggio hanno testimoniato cinque militari ucraini parte dell’istruttoria della difesa:

  1. Mykola Balan: vice comandante della Guardia Nazionale Ucraina nel 2014, ora comandante in capo;
  2. Konstantin Rekhtyk: vice comandante stato maggiore;
  3. Vasyl Kuse: ora poliziotto, nel 2014 soldato semplice della GNU sulla collina di Karachun, compagno di postazione dell’imputato Vitaly Markiv;
  4. Oleksandr Vendiuk: comandante I° battaglione “Kucynsky” della GNU cui faceva parte Markiv;
  5. Igor Sarakman: soldato GNU;
I testimoni hanno fornito risposte vaghe e incoerenti tra loro alle domande poste dalla difesa e dall’accusa; l’incoerenza maggiore è stata rilevata nel riconoscimento della postazione di Markiv, dalla quale si vede bene la zona dove sono stati uccisi Andy ed Andrey: la location individuata dalle indagini del pm e dalle nostre ricerche è stata infine confermata.
E’ emerso che tutti i militari sulla collina erano al corrente dell’uccisione di Andy ed Andrey, della quale si parlò per mesi. Eppure nessuno venne mai interrogato dalle autorità ucraine.
Inoltre parrebbe che:
  • non siano disponibili i documenti circa i turni che regolavano la presenza dei militari sulla collina;
  • i militari della GNU disponevano di armi (pistole, fucili ak24, lancia razzi zu23/2) ma queste erano destinate alla sola difesa;
  • i militari della GNU e quelli dell’esercito regolare convivevano sulla stessa collina ma non si parlavano -eppure Markiv è ritratto con due radio addosso e un laringofono, indice del suo ruolo di informatore e sentinella in comunicazione coi manovratori dei mortai;
  • dalla loro postazione i soldati non potevano vedere alcunché perché la vegetazione era fitta
Nel pomeriggio è stato ordinato al pubblico di lasciare l’aula dopo uno scroscio di applausi da parte della componente ucraina (“quest’aula non è un teatro” ha precisato la presidente della corte).