- quesiti posti dalla procura di Pavia: viene chiesto all’imputato di individuare e potenzialmente riconoscere dei militari ucraini nelle foto tratte in sequestro all’imputato stesso al momento dell’arresto.
L’imputato si è astenuto dal rispondere a buona parte dei quesiti e altrove ha sostenuto di non riconoscere nessuno dei volti e nominativi noti alla procura pavese, benché queste persone si trovassero sulla collina di Karachun negli stessi giorni di M.;l’imputato ha sostanzialmente confermato il suo ruolo sulla collina di Karachun da cui partirono i colpi di mortaio: egli doveva trasmettere agli operatori dei mortai le coordinate dei bersagli e comunicare eventuali movimenti entro l’angolo di visuale a lui assegnato;
l’imputato ha evitato di rispondere circa le discrepanze tra la versione dei fatti resa duranti gli interrogatori post-sequestro (2017) e quella resa in aula;
M. ha sostenuto che i mortai sono arrivati solo a fine maggio sulla collina su cui si trovava;
l’imputato si è mantenuto vago circa la provenienza degli ordini cui ha obbedito, l’esistenza di un documento scritto e reperibile con i turni dei militari sul Karachun e le rispettive mansioni;
tra le altre foto sequestrate presenti sui dispositivi dell’imputato vi erano diverse immagini di uomini torturati; commentando uno di questi M. riferisce che si trattava di un commilitone che aveva festeggiato troppo la sera prima.
- le parti civili si sono soffermate sulle violazioni dei diritti umani documentate nel materiale fotografico sequestrato a M. e sulle incoerenze tra le diverse versioni dei fatti (posizione, tempistica, ruolo, armi)
- I testimoni previsti per la difesa (tassista di Sloviansk e commilitoni dell’imputato) non si sono presentati mentre ha testimoniato a sorpresa la dirigente del dipartimento giuridico della Guardia Nazionale Ucraina; lo scopo della sua venuta era riferire circa un documento di cui è venuta in possesso la Procura di PV pochi giorni dopo l’arresto di Vitaly Markiv. In questo documento, siglato e controfirmato dalla GNU, si indicavano otto militari ucraini ai quali era stato ordinato di riferire alla procura italiana un’unica versione dei fatti confezionata a favore di Markiv.
La teste nega la veridicità del documento on motivazioni per lo più incoerenti tra loro (timbro sbiadito, timbro non regolamentare, mancato inserimento nel registro di cui peraltro non ha portato copia). La teste afferma inoltre di essere in servizio dal 2016 e di non avere idea dei nominativi citati nel documento, pur essendo la dirigente del dipartimento legale della GNU.
La testimonianza è stata lunga per un contenuto quasi assente, l’impressione generale è che la teste non avesse intenzione alcuna di collaborare né fosse a conoscenza del caso e che magari fosse stata a sua volta istruita sulla versione (lacunosa ed incoerente) da ripetere in aula.
- diversi militari testimoni della difesa non si sono presentati in aula Venerdì e negano la loro presenza nelle udienze future -talvolta sono irreperibili. Le motivazioni addotte sono la paura di arresto da parte della procura di Pavia (inconsistente: violerebbe il codice penale internazionale; la procura stessa si è adoperata affinché i due generali venuti in precedenza non perdessero l’aereo…) e il timore per eventuali aggressioni da parte degli spaventosissimi amici di Andy che vengono al processo e distribuiscono addirittura qualche volantino.
Annullamento udienza del 29/3 per attendere che i testimoni della difesa decidano di venire; prossime udienze: 12 Aprile (forse commilitoni ucraini), 17 Maggio, 14 e 21 Giugno